Maria Di Stefano OMAGGIO A WERTHER
Interpretare “I dolori del giovane Werther ” come una romanticizzazione o istigazione al suicidio vorrebbe dire banalizzare quest’opera.
Goethe uccide Werther per poter sopravvivere a se stesso riconoscendo la sua missione di artista.
Il Werther può considerarsi piuttosto come un’ esorcizzazione del suicidio, una sublimazione del fascino per la morte che diventa estetica. L’arte come espressione altra, superiore e sciolta da legami morali ed interpretazioni comuni supera la morte.
All’interno di un quadro storico turbolento che porterà alla nascita del Mondo Moderno, Goethe è mosso dal dinamismo della curiosità scientifico-naturalistica ( v. Le affinità elettive) pur persistendo in lui il richiamo alla calma grandezza Winckelmiana.
Tra lo Sturm und Drang e L’illuminismo si produce una complessa poetica degli ossimori una litania di antitesi.
L’ideale e il possibile, l’eterna bellezza e la vecchiaia ed infine e sopratutto eros e tanathos convergono in una sintesi esistenziale senza tempo che si ripete sempre giusta.
Per raccontare questa parabola universale Goethe parte dall’individuo narrandone l’eclissi ed il tramonto .
I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER, Romanzo Epistolare (1774)
Werther protagonista, alter ego dell’autore si presenta come prototipo dell’Inetto Sveviano dotato di troppa sensibilità che con fatica cerca d’inserirsi nel contesto sociale contemporaneo.
Insofferente a questo ambiente gretto e meschino ne rifiuta le convenzioni e diventa martire Romantico dagli ideali tanto nobili quanto irrealizzabili.
L’amore è descritto come miracolo divino e forza distruttiva. L’amore che nasce, sboccia e inevitabilmente muore, diventa metafora della giovinezza e del suo sfiorire.
La tragedia però non sta nell’invecchiare, nell’imbruttire, nella morte ma nella COSCIENZA dell’impossibile felicità e dell’inevitabilità della fine .
Questa COSCIENZA è un monologo interiore, una visione solitaria, uno struggimento intimo.
Ma se Werther si crogiola nella voluttà della morte, Goethe uccidendolo guarisce il suo desiderio di morte. Crea un modello, una malattia, un Veleno che colpirà altri giovani, altri individui.
Goethe costituisce una Social Catena Leopardiana, un insieme di anime che scavalcano il tempo e si riconoscono in un sentire comune, un συμ πάθος.
Un esercito di Inetti contrapposto agli Altri: le anime felici che come bambini portano a spasso le bambole, uomini ragionevoli che non indagano le ragioni interne di un’azione .
A questi moralisti che ricopriranno di polemiche il suo romanzo, incolpandolo di esaltazione al suicidio risponde: “L’opera d’arte può avere un effetto morale, ma richiedere a un artista uno scopo morale significa fargli rovinare il suo lavoro.”
A questi uomini sobri e saggi Goethe grida “ vergognatevi” schierandosi apertamente dalla “nostra”
parte.
Curated by: Maria Gazzetti
https://www.casadigoethe.it/images/stories/pdf/werther.pdf